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Il disoccupato 56enne deve mantenersi fino alla pensione

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Ho 56 anni, celibe, disoccupato dal 2003 dopo l'improvvisa chiusura delle attività da parte del datore di lavoro; l'invio di ben 367 curricula non ha sortito nessun effetto se non le solite risposte: «Troppo giovane per andare in pensione, ma troppo vecchio per essere assunto..le sue tre lauree sono un ostacolo». Vivo in affitto a 350 € al mese. Dal 2003 non ho nessun reddito, ma ho dovuto provvedere al pagamento dei (costosissimi) contributi volontari Inps, al fine di non perdere i 33 anni di versamenti Inps maturati al momento del licenziamento.
Quanto alla pensione, dovrei maturarla nel dicembre 2010 (quota 95 con almeno 59 anni di età) e, quindi, cominciare a incassarla nel luglio 2011. Va da sé che dal 2003 sto vivendo esclusivamente attingendo ai miei risparmi. Fino al dicembre 2007, avevo una gestione con Intesa Sanpaolo che non ha reso nulla; anzi mi è stato chiesto di chiuderla e di passare ad altro. La situazione attuale - che in questi mesi mi sono costruito da solo, soprattutto per alcune obbligazioni e per gli Etf/Etc - è di complessivi 575mila € (nessun titolo di Stato) tra buoni postali, bond a tasso fisso e variabile (anche in valuta), fondi obbligazionari a capitale garantito, azioni, Etc ed Etf azionari di mercati emergenti.
Seguo tutto con l'home banking: vedo l'andamento dei vari settori, con la continua volatilità che mi preoccupa non poco. Come mi devo comportare per poter disporre di un rendimento minimo fisso e sicuro, in attesa della pensione?
A.C - (via e-mail)


Scene da un'Italia che fatica a mantenere il suo benessere. Il suo caso introduce una nuova esigenza finanziaria, purtroppo sempre meno rara, quella di dotarsi di una rendita "di sopravvivenza" per chi è disoccupato a lungo termine (si veda la recensione del libro «Volevo solo lavorare» a pag. 32). Sembra incredibile che il sistema economico non abbia più bisogno di una persona che ha esperienza pluridecennale e tre lauree. Non so quale sia l'andamento del settore al quale apparteneva la sua azienda, ma a quanto pare in questi cinque anni non le è stata proposta neppure una collaborazione esterna.
Se lei avesse una famiglia da mantenere sarebbe un dramma, ma lo status di single non riduce il peso della delusione per essere considerato prematuramente superfluo, quando lei avrebbe invece ancora tanta voglia di dimostrare quello che vale. Ha però dei risparmi non irrilevanti, e soprattutto sta gestendo le sue tensioni finanziarie con lucidità. Vive in locazione «in una mansardina nella estrema periferia boschiva di un paese al confine tra la Bassa comasca e la Brianza», e guida «una Peugeot del 1994, comprata usata nel 2002, che oggi registra quasi 300mila km». Bene così, quando la situazione si fa dura la prima difesa è non spendere, anche a costo di privarsi di una parte delle relazioni sociali alle quali ci si era abituati.
Il suo capitale di 575mila € è suddiviso al 2,6% in liquidità, al 62,6% in obbligazionario, al 30,4% in azionario e al 3,4% in materie prime. È un portafoglio dal quale può ragionevolmente prelevare ogni anno 20mila € (meno del 4%) reali sotto forma di cedole, dividendi e capital gain e attendersi una rivalutazione nel lungo periodo pari almeno all'inflazione (grazie alla componente azionaria e materie prime, ma non sarebbe male considerare anche titoli indicizzati all'inflazione). Tiene conto del fatto che con l'arrivo della pensione, tra tre anni, le sue necessità di rendita non si saranno esaurite.
Ignoro l'importo della pensione alla quale avrà diritto, ma lei avrà certamente fatto due conti sulle esigenze di rendita integrativa che le rimarranno dopo il 2011. Per quanto riguarda la selezione dei titoli, va subito detto che 35 prodotti in portafoglio sono un po' tanti anche per una persona che ha tempo a disposizione come lei, perché la obbligano a sostenere notevoli costi informativi con un corrispettivo del tutto incerto in termini di miglior rapporto rischio rendimento. Osservo, poi, che nella componente obbligazionaria ci sono fondi a capitale garantito per 90mila € tutti da verificare in termini di efficienza. Mi chiedo inoltre quale sia il metodo che l'ha portata a scegliere Eni, Enel, Generali e 16 Etf «alternativi ed emergenti» come impieghi azionari anziché un solo Etf e/o un fondo azionario internazionale ben gestito e a basso costo. Sull'azionario (ma anche sull'obbligazionario, con 50mila € destinati a bond in valuta) lei sta cercando di concentrare il rischio su alcune posizioni. Quanto è sicuro che ciò sia potenzialmente remunerativo per il futuro?

I dubbi sul basso rischio dei bond di «PattiChiari»
Alcune semplici domande a beneficio dei risparmiatori, da un lettore che si può definire un "addetto ai lavori".
- Quali criteri guidano la compilazione della lista «Obbligazioni a basso rischio» sul sito «PattiChiari»?
- Chi mantiene questa lista e con che periodicita?
- Perché nella lista sono presenti le banche islandesi i cui Cds (Credit default swap) hanno raggiunto il livello di 1.000 basis points per poi ridiscendere a 600 a causa dell'attuale loro momento storico?
  CONTINUA ...»

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